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Presentazione

Cos'è Start-Up Crowdfunding

Chi Siamo

Start-up crowdfunding è la piattaforma online di Start-up Italia, associazione di promozione sociale il cui fine è favorire l’occupazione lavorativa. Attraverso Start-up crowdfunding è possibile proporre un progetto imprenditoriale ed ottenere un finanziamento attraverso il crowdfunding, o investire su una determinata campagna e partecipare agli utili dei sui profitti. Il crowdfunding, in italiano finanziamento collettivo, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. In pratica, è una forma di micro-finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Possono accedere a questo tipo di finanziamento le sole piccole e medie imprese e le start-up, per il tramite di un gestore della piattaforma di finanziamento collettivo. Il compito del gestore della piattaforma crowdfunding è quello di esaminare le varie proposte di finanziamento collettivo e pubblicare solamente quelle che sono in grado di garantire profitti.

Cosa Offriamo

La piattaforma offre tre tipologie di investimento: il donation, l’archetipo del crowdfunding, nel quale diamo spazio a iniziative di stampo sociale; il reward, nel quale il finanziatore riceve, normalmente in pre-selling, un prodotto a prezzi vantaggiosi e sotto mercato, in modo da permettere all’impresa di autosostenere il proprio progetto. Infine abbiamo l’equity, dove l’investitore “scommette” sul progetto, che finanzia con un’elargizione di denaro in capitale sociale. Si tratta dunque di un investimento in capitale di rischio, meccanismo questo molto rischioso, in quanto principalmente rivolto a società innovative e di neo-costituzione, anche se non è difficile trovare — in particolare modo sul mercato italiano — società più solide e con “track record” importanti alle spalle.

Cosa Facciamo

I progetti equity che selezioniamo sono solo quelli che crediamo avranno i risultati migliori: non solo dal punto di vista dell’impresa, che per il tramite della piattaforma otterrà velocemente il finanziamento, ma anche e soprattutto dal punto di vista dell’investitore, che riteniamo vedrà rapidamente crescere il suo investimento.

I Servizi della Nostra Piattaforma

Con Noi Puoi...

Proporre un Progetto

Se hai un'idea e vuoi svilupparla noi ti diamo l'opportunità di farlo, grazie al nostro supporto tecnico ed economico e alla nostra piattaforma.

Investire in un Progetto

Solo le migliori startup sono approvate dai nostri specialisti e mediante la nostra rete di investitori puoi partecipare al loro business plan.

Supportare e Guadagnare

Oltre a proporre una startup o a sostenerla, puoi utilizzare gli strumenti del portale per promuoverla e affiliare nuovi investitori con un ritorno economico immediato.

Info & FAQ

Invita Investitori

Sostieni i progetti presenti in Startup Crowdfunding, puoi anche promuoverli e ricavare guadagni dalle affiliazioni. Ti basterà utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla nostra piattaforma per promuovere e affiliare investitori.

Equity, Rewars, Donation

TIPOLGIE DI FINANZIAMENTO

Nel nostro portale Startup Crowdfunding sono disponibili tre diverse tipologie di finanziamenti. Consulta le informazioni di seguito riportate per ogni tipologia:

Display: none; altrimenti era aperto di deafualt

L’equity-based crowdfunding è un classico finanziamento da parte di soggetti che investono il loro denaro nel capitale proprio di una società, ovvero acquistano parte delle sue azioni o delle sue quote.

Vi sono, però, due differenze sostanziali. La prima è che il meccanismo è estremamente più semplice rispetto ai mercati regolamentati e non regolamentati delle borse valori. In secondo luogo, la procedura ha dei costi che sono molto più contenuti. Infatti, in genere, i gestori delle piattaforme chiedono una percentuale (4-7%) sul capitale raccolto.

In sostanza l’equity è un modello di crowdfunding per le società che vogliono improntare la propria crescita futura ed il proprio sviluppo su una community di investitori, che si senta partecipe dell’idea imprenditoriale e sia disposta a condividere il proprio network relazionale, i propri capitali e le proprie risorse. In tal senso, le piattaforme di crowdfunding rappresentano «sempre di più una valida alternativa a disposizione delle imprese, principalmente per poter ottenere finanziamenti per i propri progetti di sviluppo, ma anche come banco di prova per valutare il proprio business e le sue probabilità di successo, per un’indicazione su quale strategia di comunicazione sia meglio attuare ed in generale per far crescere la propria community ed il proprio network». Essenzialmente, l’equity crowdfunding «non è […] solo finanza»: infatti «permette alle società più aperte di allearsi e collaborare con i propri clienti e supporter, accogliendoli come investitori». Non a caso, «oggi chi ha una forte community è molto più competitivo».

È stata creata, in pratica, l’opportunità per le imprese di raccogliere, senza intermediazione, le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione di un piano industriale, basandosi unicamente sul progetto proposto e sulla propria credibilità; un cambio di paradigma importante nella fase di avvio e di sviluppo di un’impresa.

Il ricorso all’equity crowdfunding richiede una serie di valutazioni per le società che optano per questo tipo di finanziamento:

  • È fondamentale definire accuratamente i termini dell’operazione, indicando chiaramente la quota di capitale offerta al pubblico (ossia alla ‘folla’ di Internet) ed il relativo prezzo;
  • È indispensabile individuare quali potranno essere costi dell’operazione – in genere sono legati alle commissioni della piattaforma scelta, ai costi legali ed amministrativi per la realizzazione della campagna e ad eventuali consulenze esterne per l’operazione;
  • È necessaria e propedeutica la stesura di un chiaro business plan e delle relative proiezioni finanziarie;
  • È altresì basilare indicare i diritti degli investitori dal momento che, in base al loro apporto economico, potrebbero variare ed è, quindi, importante che la società definisca con cautela le tipologie di quote/azioni che offrirà al pubblico e la connessa partecipazione di controllo che terrà per sé.

Il reward-based è un tipo di crowdfunding in cui si riceve una ricompensa, sulla base dell’importo che si è investito nella campagna che si sostiene e che, in genere, coincide con un prodotto o un servizio. Spesso la ricompensa diventa una pre-vendita e, dunque, si parla di pre-selling crowdfunding; anche se, a differenza di una vera e propria vendita anticipata dei prodotti, i finanziatori, sovente, sono molto coinvolti nella determinazione delle caratteristiche del bene. Infatti, in genere, chi finanzia ha un ruolo determinante nel stabilire le caratteristiche del futuro prodotto/servizio. Tale modello può, dunque, consentire di avviare la produzione di un determinato prodotto/servizio che, in caso contrario, non avrebbe fondi necessari per la sua realizzazione. In aggiunta una campagna reward permette anche di capire se c’è una domanda per il proprio bene. Per queste ragioni, solitamente, il prezzo del prodotto/servizio offerto in campagne reward-based è più basso rispetto a quello al quale sarà poi venduto effettivamente sul mercato.

Oltre a copie del prodotto/servizio, in questo modello di crowdfunding è altresì possibile riconoscere altri tipi di ‘ricompense’, come: collaborazioni o partecipazioni al progetto, esperienze creative o ricordi e riconoscimenti.

Elemento su cui riflettere, è poi quello dell’imposizione fiscale e, in particolare, la sua disciplina dell’IVA all’interno del presente modello di finanziamento dal basso.

Per esaminare la disciplina dell’IVA, l’Imposta sul Valore Aggiunto, nel reward crowdfunding è essenziale: fare riferimento alle linee guida, non vincolanti, dettate dalla Value Added Tax Commitee della Commissione Europa nel 20151 e ricordarsi le diverse modalità con cui tale forma di finanziamento dal basso può essere intesa all’interno dell’ordinamento giuridico italiano.

In tal senso si potranno verificare tre differenti casistiche principali:

 

  1. a) Quando il reward-based crowdfunding consiste in una prevendita di un oggetto o di un servizio si deve applicare l’IVA;

 

  1. b) Quando le ricompense, beni o servizi, di una campagna reward-based hanno un valore simbolico, l’applicazione dell’IVA va valutata caso per caso; ma – in generale – andrebbe applicata a queste transazioni;

 

  1. c) Quando il contributo dei sostenitori di una iniziativa di reward crowdfunding è assimilabile ad una vera e propria donazione, si ricade nella casistica del donation crowdfunding e, dunque, l’IVA non andrebbe applicata.

 

Nel primo caso vi è un soggetto (detto progettista) che, in qualità di persona fisica oppure di persona giuridica, lancia una campagna di crowdfunding, per raccogliere fondi online al fine di realizzare uno specifico progetto, andando ad offrire ad ogni sostenitore (anche detto backer), in cambio del relativo versamento di denaro effettuato, determinate ricompense non finanziarie, ovvero dei beni o dei servizi. Questa tipologia di transazioni richiede l’applicazione dell’IVA, posto – però – che vi sia un nesso diretto tra la fornitura dei prodotti o dei servizi ed il corrispettivo pagato e che il progettista stesso (persona fisica o giuridica) sia un soggetto passivo ai fini IVA. Questa forma di reward crowdfunding è una modalità di raccolta fondi online in cui, prima una moltitudine di persone (la ‘folla’, ‘crowd’, di Internet) sostiene con il proprio denaro la realizzazione di un bene (di un servizio), e, poi, proprio grazie ai soldi raccolti, il progettista potrà avviare la produzione del prodotto (la prestazione del servizio). A livello giuridico si è di fronte ad una compravendita futura che si perfeziona con la realizzazione del prodotto (l’erogazione del servizio), per la quale si emette fattura e si applica l’IVA, che diventerà esigibile nel momento in cui il progettista riceverà effettivamente i pagamenti dei backer. Inoltre l’importo che dovrà essere considerato imponibile ai fini IVA sarà quello totale raccolto e, dunque, inclusivo dell’eventuale commissione da pagarsi alla piattaforma sulla quale si è lanciata la campagna. A tal proposito, in questi casi in cui «la ricompensa è configurabile come prevendita di bene futuro […] si applicano tutte le leggi, la fiscalità e le regole dell’e-commerce. Tendenzialmente dovrebbe poi seguire anche uno scontrino fiscale o una fatturazione, che però è sempre in capo al progettista. Infatti, è il progettista che, in base alla sua figura giuridica, deve emettere una fattura oppure una ricevuta di donazione [in caso si tratti di donazioni e non (pre)vendite, dovendo altresì adempiere all’impegno dell’invio del reward».

A fine dicembre 2018, l’Agenzia dell’Entrate, con la propria risposta all’interpello n. 137 del 27 dicembre 20185, ha chiarito che il progettista «sarà tenuto ad aprire una posizione IVA e a fatturare, ai singoli finanziatori, la cessione del prototipo, ai sensi dell’articolo 6 del DPR n. 633 del 1972» (nel caso in cui il progetto vada a buon fine) e «i finanziamenti ricevuti tramite il crowdfunding reward-based, nonché i proventi derivanti dalla commercializzazione del prodotto realizzato saranno assoggettati alla disciplina fiscale del lavoro autonomo o del reddito di impresa, a seconda della tipologia scelta per lo svolgimento dell’attività. Qualora non venga invece raggiunta entro il termine stabilito la soglia minima del finanziamento prevista, non assumerà alcuna rilevanza fiscale il finanziamento ricevuto e successivamente restituito ai contributori».

 

Nel secondo caso viene descritta una situazione più articolata in cui i sostenitori di un progetto vengono ricompensati dal progettista con beni o servizi di valore simbolico. In queste circostanze è importante valutare le situazioni caso per caso; tuttavia – a livello teorico e in linea con la Direttiva europea sull’imposta sul valore aggiunto – l’IVA andrebbe applicata a queste transazioni, indipendentemente dal fatto che – magari – l’equivalente prezzo di mercato del prodotto o del servizio offerto dal progettista (persona fisica o giuridica) risulti (anche molto) più basso.

Nel donation-based crowdfunding si devolve altruisticamente il proprio denaro a sostegno di una causa specifica, non ricevendo alcuna ricompensa. Possono essere previste ricompense simboliche, spesso intangibili. La disciplina giuridica delle elargizioni tramite donation crowdfunding, in generale, fa riferimento al Codice Civile3 italiano, al cui interno le donazioni sono definite come contratti attraverso i quali, per spirito di liberalità, una parte arricchisce un’altra andando a disporre a favore di questa di un suo diritto oppure andando ad assumere una obbligazione verso la stessa. La donazione è, quindi, un atto ‘liberale’. Chi la effettua non si aspetta alcun beneficio materiale in cambio e tanto meno alcun tipo di ricompensa, se non simbolica. Piuttosto vi è una esplicita volontà per dare il proprio contributo allo scopo di partecipare alla realizzazione di progetti rivolti a finalità sociali, culturali, ambientali, assistenziali e così via. Spesso, sono infatti motivazioni filantropiche a spingere i benefattori a offrire le somme necessarie al completamento delle campagne. Le donazioni verso organismi costituiti in forma di Onlus (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale), possono consentire ai sostenitori di beneficiare di alcuni sgravi fiscali: un incentivo ulteriore per ricorrervi.

Le donazioni nel donation-based crowdfunding presentano alcuni vantaggi specifici per le Onlus (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale), proprio in virtù delle caratteristiche dell’istituto dell’Onlus. La qualifica di Onlus consente anzitutto alle organizzazioni di ottenere erogazioni di denaro: deducibili e non imponibili ai fini delle imposte dirette. Inoltre, fuoriuscendo dal panorama del crowdfunding, le Onlus possono anche essere destinatarie del 5 per mille delle imposte sui redditi. In tal senso infatti il D. L. n. 35 del 14 marzo 2005, al primo comma dell’art. 14, sancisce che le «liberalità in denaro o in natura erogate da persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società in favore di organizzazioni non lucrative di utilità sociale […]nonché quelle erogate in favore di associazioni di promozione sociale iscritte nel registro nazionale […] sono deducibili dal reddito complessivo del soggetto erogatore nel limite del dieci per cento del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 Euro annui».

«Al fine della dichiarazione dei redditi, è sufficiente conservare la conferma di pagamento ricevuta da Paypal via mail al momento della donazione, o in alternativa l’estratto conto della carta di credito o del conto Paypal. Se la donazione è stata effettuata tramite bonifico, sarà sufficiente conservare la contabile dello stesso, o l’estratto conto del proprio conto corrente».

Display: none; altrimenti era aperto di deafualt

Quando investi stai acquistando quote di una società. Gli investitori che partecipano alla
campagna di equity crowdfunding di una società diventano a tutti gli effetti soci della società
stessa. In quanto socio potrai ricevere dividendi dai futuri ricavi generati ed un ritorno
sull’investimento nel caso di vendita delle quote, trascorso il periodo previsto per legge,
attualmente indicato in 5 anni, durante il quale le startup innovative non possono distribuire
dividendi.

Visionate le offerte sul portale, l’investitore (secondo propri criteri e considerazioni) sceglie la
startup da finanziare. Scelta, l’investitore scarica e compila la DOMANDA DI ADESIONE
ALL’OFFERTA DI ACQUISTO DELLE QUOTE. Vista, letta e sottoscritta si invia copia
info@startupcrowdfunding.it. La procedura seguente è disciplinata dall’art. 4 del suddetto
modulo

Ogni offerta pubblicata prevede un investimento minimo fissato dalla startup offerente. Non è
invece previsto un investimento massimo.

Sì, startup crowdfunding vuole garantire a tutti gli utenti la massima trasparenza. Per questo
motivo le campagne delle startup riportano sempre lo stato della raccolta e il numero totale
di investitori. Tali informazioni sono accessibili h24, sull’homepage del sito stesso

Chiunque può investire, se maggiorenne e in possesso di un codice fiscale italiano.
L’investimento sarà possibile dopo che l’utente avrà effettuato la verifica di appropriatezza.

Contattaci per scoprire eventuali agevolazioni previste per l’investitore.

In tale circostanza, la precedenza (ovvero accettazione dell’investimento) va a coloro che
hanno aderito per primi, purché gli stessi confermino la loro adesione provvedendo
all’esecuzione del bonifico entro 14 giorni (solari).
Ecco i casi possibili in cui potresti trovarti nel corso di un’offerta:
– Hai aderito prima che si raggiungesse l’obiettivo massimo e hai bonificato entro 14
giorni (solari): partecipi all’offerta;
– Hai aderito prima che si raggiungesse l’obiettivo massimo ma non hai bonificato
entro 14 giorni (solari): hai perso il tuo diritto di precedenza, ma se fai il bonifico e
l’offerta non supera l’obiettivo massimo, la tua adesione è comunque valida e potrai
accedere all’offerta;
– Hai aderito quando l’obiettivo massimo era già superato (“overfunding”): sei in lista
d’attesa; puoi accedere all’offerta solo se chi ti precede non bonifica entro i termini
già indicati. In questo ultimo caso, se hai già bonificato, ma rimani escluso,
l’ammontare ti viene rimborsato senza nessun costo aggiuntivo.
Nel caso di overfunding e di superamento dell’obiettivo massimo, la società offerente
potrebbe estendere l’aumento di capitale fissando un nuovo ammontare. Questa operazione
permette alla società di raccogliere più investimenti del previsto, di incassare gli ordini già
ricevuti e inizialmente esclusi e di non dover rimborsare nessun investitore.
In caso di modifica dell’offerta, se sei un investitore che ha aderito prima che si
raggiungesse l’obiettivo massimo avrai il diritto di revocare l’ordine, tramite richiesta scritta
entro 7 giorni (solari) dalla modifica.

Nel caso in cui un investitore effettui più adesioni nello stesso progetto, alla chiusura
dell’offerta verranno sommate in un unico investimento e l’azienda offerente assegnerà
all’interessato la categoria di quote in base all’ammontare totale effettivamente investito.

Per ogni campagna viene fissata una quota minima, inferiore all’obiettivo totale della campagna stessa. Se la raccolta supera la quota minima, l’importo raccolto viene incassato dalla startup scelta. Se invece la quota minima non viene raggiunta l’importo versato sarà restituito, senza alcun costo.

La quota minima di ogni campagna viene fissata per permettere alla startup di perseguire
alcuni degli obiettivi di business inizialmente fondamentali per la realizzazione della stessa.
Superata tale quota, anche se non viene raggiunto il totale previsto, l’importo raccolto viene
incassato dalla startup.

Il Gestore ha optato per effettuare direttamente la verifica del livello di esperienza e
conoscenza dell’Investitore necessario e fondamentale per comprendere i rischi dello
strumento finanziario che intende acquistare. Attraverso le “indagini” svolte, valuta se
l’investimento è appropriato al Profilo dell’Investitore, tenendo conto che tutte le offerte sono
riferite a investimenti caratterizzati dal più alto grado di rischio. Le informazioni sono raccolte
prima dell’effettuazione dell’investimento e sono valide 1 anno; possono essere aggiornate
in qualsiasi momento, qualora se ne abbia necessità, o l’investitore procede con nuovi
investimenti.

Ai fini del perfezionamento dell’Offerta sul portale, il Gestore verifica che, per ciascuna
offerta pubblicata, una quota degli strumenti finanziari offerti sia sottoscritta da investitori
qualificati nella seguente misura:
almeno il 5% se l’offerente è una startup innovativa.
almeno il 3% se l’offerente è una piccola e media impresa in possesso della certificazione
del bilancio e dell’eventuale bilancio consolidato, relativi agli ultimi 2 esercizi precedenti
l’offerta, redatti da un revisore contabile o da una società di revisione iscritta nel registro dei
revisori contabili.

L’investitore professionale su richiesta è un soggetto che soddisfa almeno due di questi
requisiti:
– ha effettuato operazioni di dimensioni significative sul mercato in questione con una
frequenza media di 10 operazioni al trimestre nei quattro trimestri precedenti;
– ha un portafoglio di strumenti finanziari, inclusi i depositi in contante, di oltre 500.000
euro; lavora o ha lavorato nel settore finanziario per almeno un anno in una
posizione professionale che presuppone la conoscenza delle operazioni o dei servizi
previsti.

L’investitore a supporto delle piccole e medie imprese è un soggetto che abbia un valore del
portafoglio di strumenti finanziari, inclusi i depositi in contante, superiore a 500.000 euro, in
possesso dei requisiti di onorabilità previsti per i soci di controllo e gli amministratori dei
portali (indicati all’art. 8, comma 1 del Regolamento Consob) e di almeno uno di questi
requisiti:
-aver effettuato, nell’ultimo biennio, almeno 3 investimenti nel capitale sociale o a titolo di
finanziamento soci in startup innovative o PMI innovative, ciascuno dei quali per un importo
almeno pari a 15.000 mila euro;
-aver ricoperto, per almeno 12 mesi, la carica di amministratore esecutivo in una startup
innovativa o PMI innovativa, diversa dalla società offerente.

Oltre la quota di investimento corrisposta per l’acquisto di determinati numeri di quote,
l’investitore/socio della startup è tenuto al pagamento delle tasse, il cui pagamento è
proporzionale alla fascia di reddito di ogni singolo investitore (mediamente pari al 26%).

Al termine della raccolta, nel caso di una campagna di successo, gli investitori verranno
iscritti dalla società stessa come nuovi soci presso il Registro Imprese della città in cui la
società ha sede legale. Tutte le comunicazioni necessarie, e/o comunque previste da
normativa vigente, saranno eseguite dal commercialista della società stessa. Ad operazione
ultimata, l’azienda invierà agli interessati la visura aggiornata attestante l’ingresso come
nuovi soci.

L’investimento in startup è un investimento ad alto rischio che, in quanto tale, deve essere
adeguatamente rapportato alle proprie disponibilità finanziarie. Inoltre, è importante avere la
capacità di sostenere economicamente l’eventuale perdita dell’intero capitale investito.
Tuttavia il tasso di successo di una startup cresce all’aumentare delle risorse economiche
reperite: per questo motivo l’obiettivo principale è che le campagne presenti sulla piattaforma
raggiungano sempre il proprio obiettivo di raccolta. Crediamo anche che investire in una
startup voglia dire sostenere lo sviluppo di nuovi prodotti e nuovi servizi che domani saranno
potenzialmente utilizzati da milioni di persone. Chi investe in startup è disposto a sostenere i
rischi correlati.

No, la piattaforma permette l’investimento solo ed esclusivamente in società di capitali (Srl o
Spa, generalmente). Tale forma giuridica, come da legge stabilito, ha la caratteristica che il
patrimonio della società è totalmente distinto da quello personale dei soci. Pertanto, il rischio
massimo per l’investitore è limitato al capitale investito e l’investitore non ha alcuna
responsabilità legale in caso di liquidazione/fallimento.

Quando l’investitore, al termine dell’offerta, viene iscritto al libro soci della startup ha come
unico referente gli organi amministrativi della società stessa. Le informazioni riguardanti
l’offerta pubblica rimarranno comunque disponibili sulla piattaforma per almeno un anno
dalla chiusura della campagna.

Sì, le quote delle startup possono essere cedute seguendo il normale iter di cessione di
quote societarie.

Sì, chiunque investa ha il diritto di ritirare la richiesta di adesione eventualmente inoltrata, a
patto che ciò accada entro i termini prestabiliti e disciplinati secondo quanto previsto nella
domanda di adesione all’acquisizione delle quote.

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